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1 M croScopio .COM Il punto sulla chirurgia oncologica mini-invasiva CNAO Inaugurato il CNAO con il contributo INFN ANSIA e disturbi correlati S. Hahnemann Un diverso approccio teorizzato dal medico tedesco nel XVIII Omega 3 Medicina Chirurgia Salute&Benessere Cosmesi Omeopatia Nutraceutica mensile medico scientifico Pubblicazione Mensile in abbonamento • Anno I - Num. 1 - Marzo 2010

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Microscopio - Rivista medico scientifica - Marzo 2010. www.microscopionline.it

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M croScopio

.COMIl punto sulla chirurgia oncologica mini-invasiva

CNAOInaugurato il CNAO con il contributo INFN

ANSIAe disturbi correlati

S. HahnemannUn diverso approccio teorizzato dal medico tedesco nel XVIII

Omega 3

Medicina

Chirurgia

Salute&Benessere

Cosmesi

Omeopatia

Nutraceutica

mensile medico scientifico

Pubblicazione Mensile in abbonam

ento • Anno I - N

um. 1 - M

arzo 2010

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EDITORIALE

Microscopio. Una nuova rivista medico scientifica, un mezzo che

divulga e valorizza la ricerca, le nuove prospettive della medicina

e dei poli d'eccellenza delle università italiane.

Un mensile che si mette al servizio di medici e pazienti dando voce

alle nuove scoperte, alle nuove tecnologie.

Ampio spazio sarà dato alla prevenzione, alla letteratura medica,

alla medicina convenzionale e all'omeopatia, per un'informazione

completa e sempre aggiornata.

La salute, la conoscenza del panorama medico scientifico, degli

istituti specializzati, avranno la voce di illustri Professori con

dettagliate informazioni.

Gli obiettivi delle rubriche hanno lo scopo di sollecitare l'interesse

di medici di base, farmacisti, medici specialisti e pazienti che da

diversi punti di vista possono soddisfare le proprie esperienze e i

propri bisogni.

Microscopio è una voce della ricerca, una voce della psiche, una

voce che aiuta a conoscere e ad integrare le cure dei pazienti, una

voce proiettata alla sperimentazione, all'affascinante prospettiva

della chirurgia mini-invasiva...

Mauro Piergentili

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MP C2050

per la gestioneDocumentale

R. D’Andreotto 71/A • 06124 PERUGIA • Tel. 075.500.44.66 • FAX [email protected] • www.umbriaufficio2000.it

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MP C2050

per la gestioneDocumentale

R. D’Andreotto 71/A • 06124 PERUGIA • Tel. 075.500.44.66 • FAX [email protected] • www.umbriaufficio2000.it

SOMMARIOM croScopio

mensile medico scientifico

Pubblicazione Mensile in abbonamento Anno I - Num. 1 - Marzo 2010

Direttore EditorialeAntonio Guerrieri

Direttore ResponsabileMauro Piergentili

Capo redattore e coordinatriceCinzia Mortolini

RedazioneStefania Legumi Caterina Guerrieri Francesco Fiumarella

CollaboratoriPaolo Nicoletti, Marco Nicoletti

Si ringraziaProf. D’Ugo Domenico, Ufficio Stampa INFN, D.ssa Beatrice Armocida, Dott. Arturo Fabra, Dott. Umberto Di Maio

Progetto GraficoBrugnoni Marco - [email protected]

EditoreE.G.I s.r.l.Reg. Tribunale di PerugiaN. 12/2010 del 10/02/2010

Direzione e AmministrazioneE.G.I. s.r.l. Via Hanoi, 2 • 06023 Bastia Umbra (PG) Tel. 075.800.66.05 - Fax 075.800.42.70 [email protected]

Marketing & PubblicitàTeodoro Franco AngeloTel. 075.800.53.89

StampaProperzio s.r.l - Perugia

Le opinioni espresse impegnano solo la responsabilità dei singoli autori. Tutto il materiale inviato, anche se non pub-blicato, non sarà restituito e resterà di proprietà dell’editore.

In copertina: particolare del Da Vinci Robot Intuitive Surgical Inc.

Chirurgia.Com = il punto sulla chirurgia oncologica mini-invasiva pag. 6

AdroterapiaInaugurato il CNAO con il contributo dell'INFN pag. 10

OmeopatiaUn diverso approccio medico teorizzato dal medicotedesco Samuel Hahnemann nel XVIII secolo pag. 16

PsicologiaAnsia e disturbi correlati pag.18

Scienza dell’alimentazioneFonti naturali di Omega-3 pag. 22

DermatologiaL'utilizzazione pratica della curva di Jean Pierre Cesarini pag. 26

CosmesiSinonimi di bellezza o di sicurezza? pag. 28

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I l 28 e 29 gennaio 2010 ha avuto luogo presso il Policli-

nico Universitario “A Gemelli” di Roma il Corso-Convegno Inter-nazionale “2010.COM”Un Evento Speciale della Società Italiana di Chirurgia Oncologi-ca, presieduto ed organizzato dal prof. Domenico D’Ugo, membro del Direttivo di questa Società Scientifica e della Commissione Oncologia e Ricerca della Socie-tà Italiana di Chirurgia, oltre che Ordinario di Chirurgia Generale presso l’Università Cattolica del S.Cuore. In questo meeting, ar-ricchito dalla partecipazione dei più illustri esperti Italiani e con l’apporto di relatori internazionali provenienti dalla Gran Bretagna alla Corea e al Canada, sono state affrontate e discusse le prospettive e le sfide della “Chirurgia Oncolo-gica Mini-invasiva”, attraverso un programma di dibattito ed appro-fondimenti focalizzato sulle neo-plasie di stomaco e colon-retto che ha toccato anche temi di scottante attualità, dai crescenti costi delle nuove tecnologie alla Clinical Go-vernance, dalla prevedibile quan-to improvvisa crisi delle vocazioni chirurgiche ai nuovi modelli di formazione e addestramento.

Professor D’Ugo lei ha parlato di prospettive e sfide della chirur-gia oncologica mini-invasiva...La chirurgia mini-invasiva è in moltissime situazioni della chirur-gia moderna un dato acquisito; in moltissime patologie non tumora-li è oramai certa la fattibilità e la piena riproducibilità di tecniche

.COM = il punto sulla chirurgia oncologica mini-invasiva

assolutamente non invasive, che ovviano al fatto che spesso il trau-ma dell’accesso chirurgico è più penoso che la procedura in sé. Mi riferisco ad esempio alle ernie ia-tali ed al ref lusso gastro-esofageo, ai calcoli della cistifellea, ai lapa-roceli ed a molti tipi di ernia, a patologie infiammatorie dell’ap-pendice, per non citare i campi specialistici della ginecologia e dell’urologia. La cura del cancro però non attiene esclusivamente al fatto che noi possiamo raggiun-gere “senza taglio” un organo per poi rimuoverlo: la cura chirurgica di un tumore maligno esige infat-ti il rispetto di “regole auree” che impongono un intervento molto più complesso dal punto di vista ideativo. Bisogna avvicinarsi alla malattia evitando eccessive ma-nipolazioni , muovendosi “dalla periferia verso il centro” e la ri-mozione dei linfonodi è spesso tanto importante quanto l’exeresi del tumore stesso; soprattutto è necessario essere certi che oltre al risultato tecnico anche i risultati a distanza siano sovrapponibili a quelli delle tecniche convenziona-li. Con grande cautela negli ulti-mi anni, passo dopo passo, i gran-di vantaggi del trauma minimale offerto dalla laparoscopia, sono stati testati anche nella chirurgia oncologica. Adesso sappiamo che in certe circostanze, negli stadi più precoci questo è assolutamen-te possibile.

Ci sono varie forme di mini in-vasività ?Da quando il Professor Umberto

Veronesi più di vent’anni fa in-trodusse la chirurgia conservativa dimostrando la perfetta curabilità del tumore al seno senza l’aspor-tazione di tutta la mammella, ma solo di una parte di essa, tramon-tò il concetto che non è grande il chirurgo che fa un grande taglio bensì è bravo il chirurgo oncologo che con la minima conseguenza fisica ed estetica riesce a ottene-re il massimo in termini di cura. Questa rivoluzione è ancora in corso.

Copernicana se mi permette... Venendo alle neoplasie digestive che sono di mia più stretta com-petenza, posso affermare che oggi molti tumori dell’esofago, dello stomaco, del colon -diagnosticati in fase precocissima- si possono asportare senza un intervento vero e proprio, ma con la sola endosco-pia. Anche questa è una forma di mini invasività, che grazie alla diffusione degli “screening” per i tumori socialmente rilevanti e delle diagnosi precoci in pazienti a rischio specifico, sta cambiando la faccia della cura del cancro.

Professore oggi quante sono le possibilità di guarigione?Se alla fine del secolo da poco fi-nito guariva di cancro quasi una persona su tre, già oggi questo numero è forse maggiore di uno su due. Noi pensiamo che (anche senza attendere le promesse mera-vigliose che stanno per giunger-ci dai nuovi farmaci) si potrebbe facilmente arrivare al 70-80% di guarigioni se veramente tutti po-

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tessero attenersi a basilari regole di diagnosi precoce e di vigilanza attiva, permettendo trattamenti preliminari e quindi anche mini-invasivi sulle neoplasie in stadio iniziale e sulle precancerosi. C’è poi l’argomento affrontato al Workshop “2010.COM”, cioè le possibilità di cura chirurgica del cancro conclamato attraverso la LAPAROSCOPIA; tante sono state le tecniche a confronto, tra cui l’entusiasmante orizzonte del-la robotica.La promessa della tele-chirurgia robotica è quella di poter rende-re fattibile ad un vasto numero di chirurghi manovre a volte molto sofisticate, che in laparoscopia “tradizionale” non sono alla por-tata di tutti i centri di cura.È una affascinante prospettiva, forse non abbiamo ancora la mac-china ideale e probabilmente il robot che abbiamo a disposizione oggi, sicuramente molto costoso, non è ancora quello che avremo tra cinque anni nelle sale operato-rie di tutti. Questo introduce il difficile argo-mento della spesa per ammoder-namento tecnologico che inevita-bilmente si intreccia con quello della formazione dei giovani chi-rurghi, specialmente nel settore della mini-invasività.

Anche in Italia si parla di Go-verno Clinico...Governo Clinico vuol dire dare un serio ed obiettivo accreditamento da riconoscere sia alle strutture che ai professionisti, illustrando con chiarezza le caratteristiche dei diversi centri di eccellenza. Mi piace citare a questo riguardo l’esempio della Gran Bretagna, dove il Governo Clinico del siste-ma sanitario ha portato a concen-trare - riducendoli - gli ospedali intitolati a molti trattamenti spe-cialistici: si è potuto così argina-

re la spesa sanitaria per altissime tecnologie, migliorando nel con-tempo i risultati ed il gradimento dei pazienti. La presenza di centri di eccellenza con maggiori volumi di attività e maggiore concentra-zione specialistica ha corrisposto, inoltre, ad una migliore formazio-ne per i più giovani.

Il problema Professor D’Ugo ri-guarda dunque anche la forma-zione?Quello della formazione è un tema che mi sta particolarmente a cuore e che in qualche modo si accom-pagna oggi ad un vero e proprio crollo delle vocazioni chirurgiche, seguendo un’onda lunga che viene dagli Stati Uniti. Succede che in un mondo dove tutto costa, i gio-vani non amano uno stile di vita che fa passare molte notti in pie-di, che offre la piena autonomia in un’età non più verde e che è aff lit-to come non mai da una crescente conflittualità medico-legale. C’è da attendersi che tra vent’anni avremo difficoltà a trovare gran-di specialisti in discipline ostiche come la neurochirurgia o la chi-rurgia oncologica.Ricordo quasi con stupore che quando nei primi anni’80 ero alla ricerca di un posto in una scuola di specializzazione in Chirurgia: feci allora molti concorsi in tutta l’Italia, pur di essere certo di cen-trare il mio obiettivo. A quell’epo-ca c’erano 150 domande per sede, su 10 posti disponibili; oggi non colmiamo con le domande tutti i posti che abbiamo a disposizione nelle scuole italiane. E’ un vero peccato che tutto que-sto si verifichi proprio in un mo-mento in cui il dinamismo dei giovani sarebbe particolarmente richiesto, vista da un lato l’affa-scinante rivoluzione della mini-invasività e delle nuove tecnologie e stante dall’altro lato il fatto che

nel mondo occidentale e nella me-dicina moderna è finita l’epoca dei solisti: non si fa più niente da soli.

Professore secondo le sue stati-stiche c’è un aumento delle for-me cancerose dello stomaco e del colon?Il tumore dello stomaco diminu-isce nel mondo occidentale: da quando infatti sono stati scoperti i farmaci anti-ulcera sono dimi-nuiti moltissimo gli interventi. Probabilmente, controllando la patologia infiammatoria cronica abbiamo contenuto le precancero-si. Purtroppo non è diminuita allo stesso modo la mortalità da can-cro gastrico perché in tutto l’occi-dente questo tumore si continua a scoprire troppo tardi.Il tumore al colon invece è in chiaro aumento, fra i più frequenti anche in Italia, visti i mutati stili di vita e il progressivo allontana-mento dalla mai troppo decantata “dieta mediterranea”. Stanno però diffondendosi concetti di diagno-si precoce, aumentano molto velo-cemente i programmi di screening nelle regioni italiane, e - per quan-to riguarda le fasi più avanzate di malattia - le terapie integrate ra-dio-chemio-chirurgiche in Italia hanno fatto passi da gigante. In estrema sintesi da un lato c’è una patologia meno frequente ma che rimane molto aggressiva e perico-losa, dall’altro una patologia più frequente che controlliamo sem-pre meglio.

Professore Domenico D’UgoUniversità Cattolica RomaCattedra di Chirurgia Generalee-mail: [email protected]. +39 3358426552telefono (uff) +39 06 30154511fax (uff) +39 063051162

Intervista a cura di Cinzia Mortolini

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Inaugurato il CNAO con

Da marzo la sperimen-

tazione, a ottobre i primi

pazienti: inizia l’attività del

centro italiano di adroterapia

oncologica che utilizzerà per le

cure sia protoni che ioni carbonio,

accelerati dal sincrotrone realizzato

dall’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare

Adroterapia

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È stato inaugurato il 15 febbraio a Pavia il Centro Nazionale di

Adroterapia Oncologica (CNAO), un centro di avanguardia per la cura dei tumori: è, infatti, il secondo in Europa e uno dei pochi al mondo dove saranno eseguiti trattamenti sia con protoni che con ioni di car-bonio. Questo sarà possibile grazie a un acceleratore di particelle re-alizzato dall’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN), che ha la-vorato al progetto con le sezioni di Genova, Milano, Pavia e Torino e i Laboratori Nazionali di Frascati, Legnaro e del Sud. Come sottoli-nea Roberto Petronzio, presidente dell’INFN: “Il cuore del CNAO è un acceleratore di particelle “figlio” di quelli utilizzati nella ricerca dei costituenti primi della materia, pro-gettato e costruito con il contributo determinante dell’Istituto Naziona-le di Fisica Nucleare. Il 90 per cento del sincrotrone, nel quale circolano i fasci di protoni e ioni carbonio con cui si curano i tumori, è stato infatti realizzato grazie alle conoscenze e ai ricercatori dell’INFN, sulla scia del progetto pionieristico promosso dalla Fondazione TERA”.“Inoltre - aggiunge Petronzio - dal 2002 l’INFN sperimenta l’adrotera-pia, limitata alla cura dei soli tumori dell’occhio, nel suo Laboratorio Na-zionale del Sud a Catania”.

Il sincrotrone e la terapia con adroniEcco come vengono prodotte e im-piegate le particelle nell’adroterapia. I fasci di protoni e ioni carbonio nascono da due zone interne alla circonferenza del sincrotrone, le “sorgenti”. Si tratta di plasma in cui

vengono iniettati dei gas i cui ato-mi perdono (a contatto col plasma) gran parte degli elettroni. Con cam-pi magnetici e radiofrequenze, si estraggono e si selezionano i protoni e gli ioni di carbonio. Nascono al-lora i “pacchetti” di fasci composti, ognuno da un minimo di 10 miliar-di a un massimo di 10.000 miliardi di particelle. In partenza i pacchetti di protoni viaggiano a circa 30.000 chilometri al secondo ma nella fase di massima energia (quando sono a 250 MeV) raggiungono i circa 183.000 chilometri al secondo. Gli ioni carbonio arrivano, nel momen-to di massima energia (400 MeV), a circa 213.000 chilometri al secondo. Dopo essere stati accelerati e aver raggiunto l’energia richiesta dalla terapia, i fasci vengono poi suddi-visi sulle tre sale di trattamento. In quella centrale si trova, “sospeso” sul paziente, un magnete di 100 tonnellate che serve a curvare di 90 gradi il fascio di particelle e diriger-lo dall’alto sulla persona da curare. Il fascio di particelle che colpisce le cellule malate è un “pennello” che si muove in modo simile a quello degli elettroni in un televisore e agi-sce con una precisione di 200 mi-cron (due centesimi di millimetro). Questa precisione è garantita sia da un monitoraggio continuo a tre dimensioni del paziente per seguire eventuali movimenti del corpo (il respiro, ad esempio) che possono cambiare la posizione del tumore, sia da due magneti di scansione che, sulla base delle indicazioni del mo-nitoraggio, muovono il “pennello” lungo la sagoma del tumore.Questa estrema precisione del sin-

crotrone è il frutto della ricerca nella fisica delle alte energie. Non a caso, la macchina, un prototipo, è stata realizzata grazie alla collaborazio-ne dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN) assieme a CERN, GSI (Germania), LPSC (Francia) e Università di Pavia.

I punti di forza dell’adroterapiaÈ una tecnica sviluppata solo in tem-pi recenti per la cura dei tumori e al momento rappresenta una terapia aggiuntiva e non sostitutiva di quel-le convenzionali. Ciò che la con-traddistingue è il tipo di particelle impiegate, che sono più pesanti di quelle usate nella radioterapia. L’uso di adroni offre principalmente due vantaggi: l’efficacia e la precisione. L’efficacia è dovuta al fatto che que-ste particelle, essendo pesanti (più pesanti di elettroni e fotoni usati nella radioterapia), sono in grado di arrivare più in profondità prima di rilasciare la loro energia. Quando colpiscono la cellula malata riesco-no a raggiungere, in molti casi, il suo dna, producendovi danni mul-tipli non riparabili. Adroni diversi hanno un diverso grado di efficacia nell’azione sulla cellula malata. La scelta fra protoni e ioni carbonio dipende dal tipo di tumore e dalla situazione clinica del paziente. La precisione dell’adroterapia è dovuta al fatto che gli adroni possono essere pilotati a colpire quasi solo le cellule malate, minimizzando i danni nei tessuti sani. Con l’adroterapia è pos-sibile scegliere lo ione da impiegare e l’energia del fascio di particelle in modo da regolarne la penetrazio-ne in base alla localizzazione e alla struttura del tumore.

Da marzo la sperimen-

tazione, a ottobre i primi

pazienti: inizia l’attività del

centro italiano di adroterapia

oncologica che utilizzerà per le

cure sia protoni che ioni carbonio,

accelerati dal sincrotrone realizzato

dall’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare

Adroterapia

il contributo dell’INFN

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Adroterapia

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Il progetto Cnao è un prototipo innovativo per il quale istituzio-ni estere hanno espresso un forte interesse ed è stato già adottato per il progetto austriaco Med-Austron.La macchina usata è un sincro-trone che è in grado di accelera-re i protoni a un’energia di 250 MeV e gli ioni carbonio a 4800 MeV. Le particelle riescono così a penetrare nel corpo umano fino a 27 cm, con una precisio-ne di 0,02 cm. L’acceleratore del Cnao rappresenta un esempio di come le ricerche della fisica di base producano ricadute tec-

Per informazioniEleonora Cossi - Ufficio Stampa INFN - Tel . 06 6868162

INFN - Ufficio ComunicazionePiazza dei Caprettari 70 • 00186 Roma

Tel: 06 6868162 • Fax: 06 [email protected] • http://www.infn.it/lhcitalia/

nologiche di forte impatto per la società.L’alta tecnologia dell’acceleratore è integrata in un complesso siste-ma ospedaliero che include una diagnostica di frontiera, sistemi combinati di diagnostica e irrag-giamento e l’utilizzo di piani di trattamento sofisticati per proget-tare le sedute di adroterapia. Il centro dispone di 3 sale di trat-tamento, dove a regime si svolge-ranno 20000 sedute all’anno, con una operatività di 13 ore al giorno per 5 giorni alla settimana. Sa-ranno così sottoposti a cura circa 3000 pazienti all’anno.

A Catania nei Laboratori dell’Infn la prima esperienza

La prima sperimentazione ita-liana di adroterapia è attiva dal 2002 ai Laboratori Nazionali del Sud (Lns) dell’Infn, nel centro clinico Catana (Centro di Adro-terapia e Applicazioni Nucleari Avanzate). Qui vengono curati, con protoni accelerati a 60 MeV da un ciclotrone superconduttore, esclusivamente pazienti affetti da melanoma oculare. Dal febbraio del 2002 ad oggi sono stati curati, con successo del 98%, oltre 200 pazienti.

Cnao, la macchina e il progetto

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L e critiche mosse all’omeopatia riguardano essenzialmente la

sua debolezza teorica (cioè l’incom-patibilità dei suoi postulati con le odierne conoscenze) e la mancan-za di prove sperimentali univoche della sua efficacia terapeutica. Il suo insegnamento è collocato, nella maggior parte dei paesi occidentali, al di fuori degli ordinamenti delle facoltà di medicina. In alcuni paesi europei, come ad esempio Francia e Germania, si sta comunque assisten-do ad una lenta ma graduale pene-trazione della omeopatia (dal greco ὅμοιος, simile, e πάθος, sofferenza) in ambiti di medicina tradiziona-li, soprattutto per quanto riguarda la medicina generale e la pediatria. La diluizione della sostanza, concet-to fondamentale e sul quale si ap-puntano le critiche maggiori, viene detta in omeopatia potenza. Le po-tenze sono in realtà diluizioni alle quali viene sottoposto il rimedio in contemporanea al processo di suc-cussione (in cui viene agitata con forza), tale procedimento porta alla dinamizzazione della sostanza. Le critiche maggiori all’omeopatia ver-tono sul fatto che a potenze elevate il prodotto finale è così diluito da non contenere più neppure una molecola della sostanza di partenza. A fronte di questi dati, gli omeopati contrap-pongono il concetto della memoria dell’acqua, secondo i sostenitori di questa teoria, una possibile spiega-

L’omeopatia è un diverso approccio medico teorizzato dal medico tedescoSamuel Hahnemann nel XVIII secoloEgli enunciò il principio di similitudine secondo il quale il rimedio appropriato per una determinata malattia è dato dalla sostanza che, in una persona sana, induce gli stessi sintomi osservati nella malata. E questa stessa sostanza viene somministrata in quantità fortemente diluita ma ancora efficace secondo la farmacopea omeopatica

zione è nella coerenza interna dei campi elettromagnetici per cui la soluzione diluita conserverebbe l’in-formazione del principio attivo e gli stessi effetti terapeutici di una dose maggiore. Non esiste tuttavia alcuna prova scientifica della presunta “me-moria dell’acqua”. Il primo articolo di taglio scientifico sui meccanismi di funzionamento dell’omeopatia è stato quello pubblicato sulla presti-giosa rivista Nature nel 1988 redatto dall’immunologo francese Jacques Benveniste dove il concetto della memoria dell’acqua fu accettato con riserva da parte dell’editore. Allo stato attuale, nessuno studio scien-tifico pubblicato su riviste di valore riconosciuto, ha potuto dimostrare che l’omeopatia presenti una seppur minima efficacia per una qualsiasi malattia. Studi che hanno provato a quantificare il grado di soddisfa-zione soggettiva dei pazienti in cura

omeopatica hanno mostrato otti-mi risultati (ad esempio una ricer-ca compiuta nel 2004 dalla clinica universitaria Charité di Berlino sulla qualità della vita di 3981 pazienti in cura omeopatica) e spiegano il suc-cesso sociale di tale pratica terapeu-tica. In Italia non esiste una precisa regolamentazione né per l’esercizio della professione di medico omeopa-tico né per la preparazione postuni-versitaria dei medici. Tale limbo de-cisionale riguarda anche l’informa-zione sui rimedi omeopatici, la cui pubblicità è proibita a mezzo mass media (radio, televisione e stampa). Nonostante ciò il numero dei pa-zienti che si rivolgono a specialisti di questa medicina è in aumento soprattutto per un motivo di base: l’approccio “olistico” della metodica spinge il medico ad avere un rappor-to più stretto con il paziente e a con-siderarlo non solo “un organo ma-

Omeopatia

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lato” ma nella sua interezza. Men-talità peraltro ben conosciuta nella medicina cosiddetta “tradizionale” fino a pochi decenni fa prima che si affermassero i campi della specia-lizzazione e superspecializzazione. In definitiva il segnale che i pazienti mandano sottoponendosi a terapie “alternative” è quello del bisogno di attenzione e della rassicurazio-ne che quanto si sta proponendo in ambito terapeutico non sia “solo dannoso” e/o che “il rischio val-ga la candela”, ovvero che si pos-sano fidare del proprio medico. Ecco quindi il proliferare di studi di “medicina olistica” dove si mescolano agopuntura, medicina tradizionale cinese, tibetana, ayurvedica e omeo-patia talvolta spingendo il paziente in un labirinto (talvolta potenzialmente dannoso) di false strade che possono anche ritardare del tutto un processo diagnostico e terapeutico adeguato. Da parte dei pazienti, poi, sareb-be sempre opportuno verificare la preparazione del medico omeopa-tico al quale si rivolgono (non ba-sta un solo week end di training per poter esercitare l’omeopatia) magari utilizzando internet e ri-volgendosi alle società facilmen-te individuabili con una ricerca. E non va mai dimenticato quello che disse una anziana e saggia signo-ra cui venne proposta la “medicina alternativa”.“Mi curerò con la me-dicina alternativa quando avrò una malattia alternativa”.Il malato, come la malattia, è unico e richiede solo la cura più adatta, ben venga dunque una medicina integrata o anche un approccio terapeutico solo omeopa-tico se questo però è sempre guidato dal senso critico che si sta operando il meglio per il paziente con “scienza e coscienza” come ci è stato insegna-to all’università e soprattutto se si evitano approcci fondamentalistici in un verso e nell’altro.

Dott. Arturo FabraDiplomato presso la S.I.M.O.H.

Christian Friedrich Samuel Hahnemann si laureò con lode in medicina nel 1779 a Erlangen. In seguito lavorò come Nel 1781 rico-prì la posizione di medico a Man-sfeld. In quel periodo Hahnemann si rende conto dell’inefficienza del-le tecniche terapeutiche dell’epoca, decidendo di ritirarsi dalla pro-fessione medica perché riteneva di “non essere in grado di curare” i suoi pazienti e che non voleva per-ciò rubare loro i soldi.Successivamente all’abbandono della pratica medica, si interessò di

chimica e lavorò come traduttore di testi medici e scientifici. Du-rante la traduzione del testo “Materia Medica” del medico scozzese William Cullen, alla voce Cortex Peruvianis (Corteccia di China) egli trasse una deduzione decisiva per la formulazione della legge dei simili. Al tempo la malaria si curava con l’estratto della corteccia di china: Cullen riteneva che l’efficacia del chinino fosse dovuta al suo «effetto tonico sullo stomaco»; Hahnemann rifiutò questa idea, in quanto sostanze molto più astringenti del chinino non curavano la febbre; di conseguenza la causa dei suoi effetti terapeutici doveva essere un’altra. Decise di sperimentare il chinino su sé stesso e dopo averlo assunto per diversi giorni ritenne di avere sviluppato gli stessi sintomi della malaria: ipotizzò che una serie di sintomi si potesse curare con la sostanza che in una persona sana avrebbe prodotto gli stessi sintomi. Nel 1806 Hahnemann pubblicò il suo primo lavo-ro importante, “La medicina dell'esperienza”, che conteneva già le idee fondamentali dell'omeopatia. Nel 1810 Hahnemann pubblicò la prima edizione del suo principale lavoro teorico, “L'Organon della guarigione razionale”, più tardi ribattezzato “L'Organon dell'arte di guarire”. Nel 1812 fondò a Lipsia una Scuola di omeopatia pres-so l’Università di Medicina, nonostante fosse osteggiato dagli altri medici e dai farmacisti. In seguito alla morte del Principe Schwar-zenberg, curato da Hahnemann in persona, chi lo aveva osteggiato riuscì ad ottenere l'ingiunzione per impedirgli di distribuire i suoi prodotti, costringendolo a lasciare la città. Nel 1821 si trasferì a Kothen, dove continuò a perfezionare le sue teorie. Per evitare gli effetti collaterali delle medicine Hahnemann ridusse sempre di più il dosaggio, arrivando così a dosi estremamen-te basse. Di fronte all'obiezione che dosi così piccole non potevano più essere efficaci, Hahnemann ribatté che l'efficacia curativa delle sostanze poteva essere enormemente aumentata tramite un processo chiamato "dinamizzazione", consistente nello scuotere ripetutamen-te il prodotto. Parallelamente sviluppò la propria teoria sui disturbi cronici:che pubblicò nel 1826 nel discusso trattato "Le malattie cro-niche". Secondo Hahnemann tutte le malattie croniche, tranne quel-le causate dalla medicina ortodossa o da un cattivo stile di vita, erano causate da quattro "miasmi": sifilide, sicosi, tubercolosi e psora. Morì a Parigi nel 1843.

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Ansia e disturbi correlatiL’ansia è un’emozione comune e normale a tutti gli es-seri umani ed ha una funzione adattiva e protettiva che permette alla persona di reagire in caso di pericolo im-minente procurando uno stato interiore di allerta sia nei casi di pericolo fisico che in quelli di pericolo affettivo e sociale e, in giusta misura, ci aiuta a superare difficoltà ed ostacoli reali

È dunque un’esperienza perso-nale e soggettiva e può esse-

re vissuta in due modi differenti: un’ansia per così dire “buona” ovve-ro con funzione adattiva e stimolan-te che viene utilizzata solo in caso di minaccia o pericolo reali e con una motivazione razionale ed in-vece un’ansia “cattiva” che diviene patologica, incontrollabile, proble-matica e invalidante ai fini di una corretta conduzione della vita quo-tidiana. Si passa quindi da un’an-sia vissuta come risorsa ad un’ansia vissuta come limite e quest’ultima può essere accompagnata da diver-se manifestazioni sintomatiche che agiscono su quattro livelli:

1. livello comportamentale: difficol-tà ad affrontare situazioni sociali ed affettive, l’oggetto che l’individuo vuole evitare è indefinito e vago, si ritrae dalla situazione che avverte come pericolosa senza che vi sia una reale presenza di uno stimolo dan-noso;2. livello cognitivo: incomprensio-ne dello stato emotivo, presenza di convinzioni consolidate errate che pregiudicano e limitano il compor-tamento, ridotta capacità di critica e attenzione, irritabilità e incapacità a trovare soluzioni alternative;3. livello somatico: presenza a livello fisico di sintomi quali palpitazioni, sudorazione, difficoltà di respiro, ir-requietezza, senso di soffocamento, tremori, senso di nausea, vertigini, irrigidimento muscolare, tachicar-

dia e disturbi gastrointestinali. Sono i sintomi a questo livello che più in-terferiscono in modo negativo con il normale svolgersi della routine quotidiana sia lavorativa che sociale. 4. livello emotivo: presenza delle emozioni riferite dai pazienti di ter-rore e paura, emozioni che vengono vissute in modo molto forte sen-za un’adeguata concentrazione su quelle che potrebbero essere le cause più profonde che portano allo stato di ansia incontrollato.

Nello specifico però i disturbi d’an-sia (quindi quando essa diviene patologica) vengono classificati nel DSM IV TR secondo una schema ben preciso in cui le diverse pato-logie hanno come comune denomi-natore l’ansia, seppur presentando sintomi differenti.

La classificazione è la seguente:• Attacco di panico (della durata di alcuni minuti e improvvisi, sono ca-ratterizzati da senso di soffocamen-to, tremore, sudorazione, vertigini, sensazione di morte imminente, ta-chicardia)• Disturbo di Panico (quando si presentano in modo molto più fre-quente e sistematico gli episodi di attacco di panico)• Agorafobia con e senza Disturbo di Panico (paura di essere intrappo-lati in un luogo o in una situazione per cui diviene difficile e imbaraz-zante poter trovare una via di fuga)• Fobia Specifica (paura eccessiva e

persistente dovuta alla presenza di un oggetto o una situazione speci-fici e di conseguenza messa in atto dell’evitamento)• Fobia sociale (paura nell’esposizio-ne a situazioni sociali o prestaziona-li che espone il soggetto al giudizio degli altri)• Disturbo Ossessivo Compulsivo (ossessioni: pensieri e immagini per-sistenti che vengono vissuti come intrusivi ed eccessivi; compulsioni: azioni mentali e comportamenti ri-petitivi che la persona mette in atto in risposta ad un’ossessione o in se-guito a regole da rispettare rigida-mente) • Disturbo Post-traumatico da Stress (esposizione ad uno o più eventi traumatici che portano l’individuo a sentire o agire come se l’evento si stesse ripresentando con presenza di ricordi spiacevoli intrusivi e ricor-renti dell’evento stesso. Evitamento degli stimoli associati al trauma)• Disturbo Acuto da Stress (questa sindrome presenta un quadro sin-tomatologico simile a quello pre-cedente ma di durata circoscritta e può costituire un prodromo del di-sturbo sopra descritto)• Disturbo d’Ansia Generalizzato (ansia eccessiva e incontrollata del-la durata di almeno sei mesi e non limitata ad uno specifico oggetto o situazione con alterazioni significa-tive dello stato emotivo).

Ognuna di queste patologie può presentare un grado di compro-missione della salute mentale più o meno grave e la loro diagnosi deve avvenire in modo corretto e non approssimativo tenendo conto non solo del quadro sintomatologico ma anche psicodiagnostico, ovvero non fermandosi al riscontro dei sintomi descritti ed osservati ma tenendo in debita considerazione il quadro completo della persona. Le cause che possono favorire o

Psicologia

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scatenare i disturbi d’ansia sono molteplici, da quelle biologiche e genetiche a quelle comportamenta-li e sociali, ma in ognuno di questi casi una terapia psicologica insieme ad un’adeguata cura farmacologi-ca rappresentano il binomio ideale per un approccio di cura più mirato ed efficace. Ovvio che la sommini-strazione di farmaci deve tenere in considerazione la gravità della pato-logia, il quadro clinico generale del paziente che soffre del disturbo e le risposte e aspettative che egli ripone nel farmaco: un “abuso” di farmaci o un uso scorretto di essi può danneg-giare l’individuo e portare ad una condizione psicologica di maggior disagio e ansia compromettendo il buon esito del processo di cura e au-mentando il rischio della sensazione di fallimento nel paziente stesso.

Tra i farmaci più impiegati nei di-sturbi d’ansia ci sono:• Benzodiazepine (sono utilizzati maggiormente nel disturbo d’ansia generalizzato, nei casi di insonnia, per gli attacchi di panico e fobie. Possono creare dipendenza e la loro interruzione improvvisa provoca una riattualizzazione dei sintomi d’ansia)• Antidepressivi triciclici (ATC) (utilizzati non solo nei casi di de-pressione ma anche nei casi di attac-chi di panico. Causano particolari effetti collaterali) • Inibitori selettivi della ricaptazio-ne della serotonina (SSRI) (inizial-mente utilizzati per la cura della depressione, hanno ottenuto in se-guito ottimi risultati nella terapia degli attacchi di panico, nel distur-bo post-traumatico da stress, nel disturbo ossessivo-compulsivo e in quello di agorafobia. Agiscono sulla disponibilità della serotonina e cau-sano minori effetti collaterali rispet-to ai ATC)• Beta-bloccanti (agiscono sulla pressione sanguigna e vengono im-piegati maggiormente per ridurre i

sintomi somatici quali sudorazione, palpitazione e tremore)• Inibitori delle Monoaminossidasi(I-MAO) (utilizzati per il disturbo di panico, disturbo post-traumatico da stress e fobie. Comportano con-troindicazioni nell’assunzione di al-cuni cibi e di altri farmaci)La somministrazione di farmaci, come già accennato in precedenza, dovrebbe essere accompagnata da una valida terapia psicologica che non faccia solo da supporto nella fase iniziale ma che possa trasfor-marsi in un punto forza per il pa-ziente in modo da poter esplorare le cause più profonde del disturbo. Una volta che con i farmaci la sin-tomatologia si presenta meno inva-siva, si può lavorare a diversi livelli con il paziente e con diversi approc-ci terapeutici.Molto spesso, nei disturbi di panico o ansia generalizzata si prediligono le terapie comportamentali a breve termine, ovvero quelle terapie che permettono in un tempo ridotto (circa 6 mesi) di poter trovare delle valide soluzioni nell’affrontare il di-sturbo. Sono terapie molto efficaci nell’individuare comportamenti e stili cognitivi inadeguati che man-tengono lo stato d’ansia patologico ma che non vanno ad indagare le cause più nascoste del problema. In compenso invece le terapie con approccio analitico o psicodinami-co possono rendere consapevoli al paziente le dinamiche inconsce pre-senti alla base del disturbo e risalire alla causa o cause originarie o co-munque avvicinarsi molto ad esse. Non bisogna infatti dimenticare che fu proprio Freud che per primo nel 1894 utilizzò il termine “nevrosi d’angoscia, il cui sintomo principale è appunto costituito da questo sta-to emotivo”(riferito cioè allo stato emotivo di angoscia, tipico nelle fo-bie), distinguendo tra due forme di angoscia: la prima come inquietudi-ne e paura che provengono da un desiderio rimosso, la seconda invece

come un’angoscia che non deriva da fattori psicologici. In seguito ha modificato il significato dato all’an-sia attraverso il modello strutturale e nel 1926 descrive l’ansia come ri-sultato del conflitto psichico tra gli impulsi provenienti dall’Es e le mi-nacce di punizione provenienti dal Super-Io; diviene quindi l’ansia un affetto dell’Io che deve mettere in atto meccanismi di difesa per me-diare a questo conflitto. Dalla teoria freudiana si sono poi sviluppate al-tre teorie e pratiche psicoterapeuti-che simili, che molto hanno ripreso della tecnica psicoanalitica ortodos-sa e che tutt’oggi vengono impiega-te nella cura dei disturbi d’ansia.È un processo sicuramente più lun-go rispetto alle terapie brevi o ad approccio strategico ma che non si ferma solo ai sintomi descritti con l’obiettivo ultimo di eliminarli ma bensì prende in considerazione la personalità del paziente nella sua unicità.Così come la terapia farmacologica anche quella psicologica, però, deve essere pensata ad hoc per ogni in-dividuo, in conseguenza del fatto che non tutti possono seguire dei protocolli di cura rigidi o standard ed è doveroso rendere consapevole il soggetto con disturbo d’ansia che è lui stesso promotore del suo be-nessere e non “dipendente” a vita da farmaci o terapeuti, che rappresen-tano sicuramente un punto di forza in un processo di cura fatto di de-terminazione e impegno personali.

Bibliografia:DSM IV TRGlen O. Gabbard, Psichiatria Psico-dinamicaSigmund Freud, Opere 1892-1899

D.ssa Beatrice ArmocidaStudi: Via Tiburtina, 602- RomaVia Jan Palach, 33- Vibo ValentiaEmail: [email protected]: 3294846579Sito web: www.psicobenessere.org

Psicologia

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omega-3Fonti naturali di

Scienza dell’ alimentazione

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Che cosa sono gli Omega-3? Sono degli acidi grassi polinsaturi. Il

che vuol dire, in parole poverissime, che contengono nella loro molecola due o più doppi legami. Sono infatti i legami doppi che caratterizzano que-sto tipo di acidi grassi, e ce ne devono essere almeno un paio per poter “eti-chettare” un acido grasso in questo modo. Nella vecchia nomenclatura, che risale ad alcuni anni fa, questi acidi grassi erano etichettati come Vitamina F. Nei “Testi Sacri” di Vi-taminologia si parlava dei più comuni di essi, e si precisava che erano conte-nuti nella borragine. Ma attualmente, se si apre un trattato di Vitaminologia, scopriamo che gli acidi grassi polin-saturi hanno un capitolo a parte, del tutto loro. Quali sono mai i processi per cui gli Omega-3 difendono le fun-zioni del nostro cervello, e potenziano, migliorandola, la nostra attenzione e la nostra memoria? E quali sono le fonti naturali di Omega-3? I neuroni sono le cellule nervose che trasmetto-no, nel cervello e nel midollo spinale, tutte le nostre sensazioni ed emozioni. E’ un’ipotesi ragionevole (Università di Stanford, Istituto di Biologia Mo-lecolare, studi di Stryer ed allievi) che gli acidi grassi polinsaturi potenzino le prestazioni fornite dalle sinapsi. Queste ultime sono le giunzioni che i neuroni, lunghe cellule fornite di un prolungamento chiamato assone, for-mano tra di loro per creare delle vere e proprie vie nervose. Tutte le volte che si crea una particolare sensazione, gradevole o sgradevole che sia, vengo-

Esistono cibi ideali per nutrire il cervello, sia dell’adulto che dell’adolescente. Mangiando pistacchi ad esempio si attivano al meglio determinate funzioni cerebrali. Ma anche alcuni minerali come il boro aiutano determina-ti processi chimici che si svolgono alla base del nostro cervello, potenziando la nostra attenzione e la nostra memoria. Gli Omega-3 probabilmente potenziano la memoria a lungo termine

no così ripercorse le stesse vie nervose. Chi volesse saperne proprio quasi tut-to può vedere l’ aureo libro di Delmas : “Vie e centri nervosi” che attualmen-te è stato oggetto di un accuratissimo aggiornamento. In ogni sinapsi (la giunzione tra un neurone e l’altro) esi-stono due membrane cellulari poste l’ una a fronte dell’ altra, ed uno spa-zio intersinaptico, che è null’altro che lo spazio esistente tra le due membra-ne. E’ estremamente probabile, in base a questi recentissimi studi di Biologia Molecolare, che sia nelle membrane neuronali, che il passaggio di tutte le molecole nervose che fungono da mediatori nervosi (i quali trasportano il contenuto delle nostre sensazioni e delle emozioni più recondite) sia più agevole, proprio in virtù degli Ome-ga-3. E’ questo il meccanismo cui è affidato tutto il nostro pensiero? Non abbiamo ancora delle certezze che non esistano anche, nel nostro cervello, dei processi, collaterali a quelli intersinap-tici, e di natura elettromagnetica. Ma in ogni caso sarebbero dei fenomeni collaterali a quelli che avvengono tra le sinapsi. C’è poi una seconda scuola di pensiero scientifico, che parte sem-pre dall’Istituto di Biologia Moleco-lare di Stanford, che propone anche una seconda ipotesi. Secondo questa ragionevole teoria gli Omega-3 con-correrebbero alla nuova formazione di sinapsi nelle vie nervose che ne erano rimaste prive. Nei casi in cui queste sinapsi si perdono senza un adeguato reintegro avvengono tutti quei casi di demenza senile, un prototipo dei

quali è indubbiamente l’Alzheimer. In questa malattia l’ individuo è ridotto ad un vegetale, che non distingue più l’oggi dallo ieri, e lo ieri dal domani. Perdendo così completamente il suo orientamento nello spazio e nel tempo, l’individuo diventa socialmente inuti-le, e nulla diventa anche la sua vita af-fettiva. Mi è sembrato giusto riportare tutte e due queste opinioni di pensiero scientifico, che comunque sono con-cordi nell’affermare che gli Omega-3 regolano le funzioni nervose e cerebra-li, e sono importantissimi nella secre-zione degli eicosanoidi. Piccoli ormoni dalla vita brevissima. Durano solo po-chi secondi. Ma sebbene la loro vita sia così effimera (come potrebbero essere i fiori di una mimosa) gli eicosanoidi sono di importanza grandissima nella perfetta efficienza del nostro cervello, fungendo da regolatori delle sue fun-zioni e portando alla migliore efficien-za il nostro pensiero e la percezione delle nostre emozioni. Ecco perché è così vitale rifornirsi continuamente, nella nostra nutrizione, di Omega-3. Le fonti naturali di Omega-3 sono i grassi di pesce, soprattutto dell’arin-ga, del salmone e dello sgombro. Ma sono generosamente contenuti anche nell’olio di pesce, nelle noci, e nei le-gumi. Sono legumi i fagioli, i piselli, i ceci, le lenticchie e le fave. Attenzione però alle fave, perché da esse si può svi-luppare il favismo, una pericolosissima forma di allergia, per la quale si può anche morire. Finché non si è sicuri di non essere allergici, si potrà dare la preferenza a tutte le altre fonti naturali di Omega-3. Per i suoi contenuti nu-trizionali, nonché per il benessere ap-portato al nostro cervello, il salmone sembrerebbe prevalere. Tra le sue mol-te varietà, tra cui molto piacevoli il sal-mone norvegese e quello scozzese, sarà possibile trovare anche tagli dal prezzo abbordabile, magari pensati in ragione dell’accompagnamento ad altri piatti.

Dott. Marco Nicoletti Dermatologo

Scienza dell’ alimentazione

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C onoscenze e competenze volte a promuo-vere l’efficacia terapeutica dell’integrazio-ne nutrizionalmente efficace per miglio-

rare e mantenere la salute del nostro organismo.L’Azienda Shedir Pharma nasce con il nome della stella Shedir, la stella più luminosa della costella-zione della Cassiopea. Tale nome trova le sue ori-gini nella missione aziendale di puntare lontano nella ricerca, nello sviluppo e nella diffusione di prodotti utili alla salute.Ricerca e soddisfazione del cliente sono al primo posto. Questa è Shedir Pharma 28 prodotti dispo-nibili in commercio per 7 aree terapeutiche.I prodotti sono a pagamento per non gravare sul sistema sanitario nazionale, dando un contributo di primaria efficienza alla classe medica e alla salute dei pazienti. Con una capillare rete di in-formazione scientifica in Italia entra in contatto con medici di base, pediatri di base, farmacisti e specialisti di settore. Specialisti che si occupano di patologie neurologiche, metaboliche, osteo-articolari, respiratorie, gastrointestinali, cardio-vascolari, e urinarie. La comprovata esperienza nel settore farmaceutico dei dirigenti dell’azienda garantisce deontologia, professionalità ed etica. Trasparenza e Meritocrazia sono i valori azien-dali principali dedicati a tutte le risorse umane dell’azienda. Garanzia di prodotti di alta quali-tà , dato che ogni prodotto della Shedir Pharma rispecchia tutte le normative del Ministero della Salute. L’efficacia dei settori farmaceutici, para-farmaceutici e nutraceutici è finalizzata a ritrova-re e migliorare il controllo del nostro equilibrio fisico. La nutraceutica è una scienza nuova che studia alimenti-farmaci, tutti quei componenti nutrizionali attivi, accuratamente selezionati, che hanno proprietà curative. Nel 1986 fu il dottor

Stephen De Felice a coniare questo termine pro-prio dalla fusione di “nutrizione e “farmaceutica”Già Dioscoride Pedanio, famoso per la sua opera “De Materia Medica”, considerato uno dei primi farmacisti in epoca romana scriveva “Distillare è imitare il sole, che evapora le acque dalla terra e le rinvia in pioggia”. Sono proprio i principi attivi “distillati”, estratti a contrastare il degrado della nostra salute, il dottor Umberto Di Maio, farma-cista, direttore vendite della Shedir Pharma, ci spiega che l’azienda produce solo in Italia, ha due poli produttivi, uno a Roma, uno ad Avezzano, distribuisce solo attraverso il canale farmaceutico ufficiale, non ha nessun tipo di distribuzione nel settore commerciale. Ricerca e innovazione sono il primo obiettivo, tutte le molecole adoperate da Shedir Pharma nascono dalle attuali richieste di mercato. Il dot-tor Di Maio continua facendo l’esempio del set-tore delle difese immunitarie. L’azienda produce due diversi prodotti con Resveratrolo, principio attivo usato anche da altre aziende farmaceutiche che si è visto avere proprietà in termini di difese immunitarie ma anche di inibizione della repicla-zione virale, come il virus dell’influenza A. Un principio che ha dimostrato in modo scientifico di dare un contributo significativo sia alla pre-venzione che alla cura dell’influenza stagionale e delle influenze pandemiche. Il nutraceutico come lo intendiamo noi è un prodotto che serve al me-dico per integrare la cura del paziente. Non può essere considerato farmaco per quello che è inteso nella registrazione ministeriale. Serve a migliora-re la condizione di benessere in base all’uso che ne fanno i medici. Possiamo parlare di trattamen-to complementare sia nella prevenzione che nella cura.

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N ei periodi estivi ci sentiamo facilmente indotti a prendere

il sole in ore sconsigliabili.Sicuramente è dannoso esporsi al sole dalle 12.00 alle 16.00.Alcuni specialisti in dermatologia consigliano addirittura di evitare l’esposizione al sole dalle 11.00 alle 16.00.Sembra esservi generale concordia nell’affermare che esporsi troppo

L’utilizzazione pratica della curva di Jean Pierre Cesarini

Jean-Pierrè Cesarini, illustre scienziato, ideò a suo tempo una visualizzazione

grafica degli effetti della luce solare

lungamente al sole nelle ore che vanno dal mezzogiorno fino alle quattro di pomeriggio potrebbe ad-dirittura favorire lo sviluppo di me-lanomi cutanei.L’opinione scientifica dominante sembra ribadire che, se proprio non si può evitare l’esposizione al sole nelle suddette ore, dovrebbe tut-tavia essere compiuta in tempi brevi ed al riparo di ampi vestiti o costu-

mi, oppure con il giusto ausilio di creme solari appropriate.Data la delicatezza del loro impie-go, le creme solari andrebbero sem-pre provate su una piccola porzione della cute, per assicurarci che non si formino zone di irritazione cutanea dovute a fenomeni allergici. Solo dopo esserci assicurati della man-canza di spiacevoli reazioni cutanee, potremo applicare tranquillamente

Dermatologia

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le creme in questione. Va anche rile-vato che oltre alle reazioni allergiche immediate, si possono verificare an-che reazioni allergiche ritardate.Queste ultime possono manifestar-si anche dopo 24 ore, oppure dopo 48 ore, e talvolta anche dopo 72 ore.Notoriamente l’ozono è un reagen-te fotoprotettivo fondamentale, ed agisce essenzialmente come un fil-tro che assorbe le radiazioni al di sotto dei 285 nm. La sigla “nm” vuol dire “nanometro”. Quest’ul-timo è, per convenzione, l’unità di misura della lunghezza d’onda del-le radiazioni solari. Un nanometro equivale ad un millimicron, ossia ad un milionesimo di millimetro. No-toriamente lo strato d’ozono si trova tra i 15 ed i 35 km al di sopra del livello del mare.Lo strato di ozono si forma a seguito della reazione con determinati raggi ultravioletti, gli UVC (ultraviolet-ti corti, cioè con lunghezza d’onda compresa tra 190 e 290 nm). La proprietà del gas ozono di assorbire facilmente la luce ultravioletta ottie-ne anche di scinderlo in due compo-nenti, che poi tendono a riassociar-si. C’è un’ alternanza continua di dissociazione dell’ozono e tentativi vari, che si possono osservare nelle componenti scisse, di riunirsi nella molecola di origine.Si crea così uno stato di uguaglianza stazionaria tra i due processi con il risultato, in condizioni costanti, di una stabilizzazione della molecola di ozono. Questo gas blocca gli ul-travioletti corti, che sono di grande energia, e possono quindi causare molto danno ai tessuti del nostro corpo. L’ozono blocca anche le ra-diazioni a lunghezza d’onda cortis-sima (al di sotto dei 190 nm, come i raggi X, i raggi gamma, ed i raggi cosmici). Queste ultime radiazioni, se non fossero schermate, rendereb-bero impossibile qualsiasi forma di vita animale, a causa della loro ca-pacità di penetrare profondamente i

tessuti.Ma l’ozono esercita un’azione di blocco anche sugli UVA e sugli UVB. Gli UVB sono raggi ultravio-letti medi (tra 290 e 320 nm ). Rap-presentano solo l’1% della radia-zione solare che raggiunge la terra. Vengono bloccati dal vetro, ma sono assorbiti per il 90% dalla nostra epi-dermide, soprattutto dallo strato corneo, che se ne prende l’80%. Il restante 10% raggiunge il derma. Gli UVB sono i responsabili dell’eri-tema solare, ovvero quell’ustione a livello cutaneo che inizia circa sei ore dopo un’irradiazione eccessi-va, e raggiunge il massimo nelle dodici-ventiquattro ore successive. Gli UVB, inoltre, essendo mag-giormente dotati di energia rispet-to agli UVA, come effetto a lungo termine (anni), possono esporre al rischio di fotocarcinogenesi, ossia alla comparsa di tumori cutanei, a seguito di processi fotochimici, che purtroppo inducono mutazioni so-matiche. Gli UVA sono raggi ultra-violetti lunghi, con una lunghezza d’onda compresa tra i 320 ed i 400 nm. Possono attraversare il vetro di una finestra, o dei nostri occhiali, e provocano sulla nostra pelle una leggera pigmentazione immediata, la cosiddetta pigmentazione diretta. Il grado di abbronzatura di tale pig-mentazione dipende dal tipo di cute del soggetto, dal grado di abbron-zatura precedente, e dalla durata dell’esposizione.Merito del Dermatologo Jean-Pierrè Cesarini ( studi del 1992-1996) è stato quello di aver creato con am-mirevole precisione una curva gra-fica che ci dice immediatamente in quali ore del giorno dovremmo esporci al sole, ed in quali ore do-vremmo invece evitarlo.Cesarini ha lavorato a Parigi, ed alcune sue ricerche sono state sov-venzionate dalla Fondazione Ro-thschild. Perché è così pregevole la curva di Cesarini?

Innanzitutto per la sua semplicità. Le due curve grafiche, sia quella de-gli UVA che quella degli UVB, sono di lettura comprensibile, e si inten-dono con estrema rapidità. Ed inol-tre gli UVA e gli UVB sono messi a confronto. Anche il confronto ci offre dei dettagli estremamente uti-li. Se osserviamo nella sua curva la linea degli UVB, vediamo che essi raggiungono il massimo tra le ore dodici e le ore quattordici. Anche il motivo è semplice: a mezzogiorno il sole è perpendicolare alla superfi-cie terrestre, ed in quel momento si trova allo zenith, ed attraversa con i suoi raggi uno strato minore di ozo-no. In seguito, tra le ore 14.00 e le ore 16.00, i raggi del sole diventa-no più obliqui, ed attraversano uno strato maggiore di ozono. Come possiamo vedere dalla curva di Ce-sarini, verso le 15,30 gli UVB sono scesi quasi a 0.Il processo di drastica riduzione degli UVB si completa verso le ore 16.00. Se invece guardiamo la linea degli UVA, vediamo che i raggi di questa lunghezza d’onda comin-ciano a crescere dalle ore 8.00, e raggiungono gradatamente delle punte alte in corrispondenza delle ore 12.00. Ma raggiungono poi il massimo alle ore 14.00, come era successo per gli UVB.Solo che poi decrescono in modo graduale, e non bruscamente, come si verifica per gli UVB. Essi rag-giungono la loro quota minima, come si vede dalla Curva, in corri-spondenza delle ore 20.00. Se il let-tore si è un pochino affezionato agli studi di Jean-Pierrè Cesarini, di cer-to non si esporrà al sole tra le dodici e le sedici. Ne guadagnerà in salute, e sarà assai più improbabile che egli sviluppi dei melanomi cutanei.

Dott. Marco NicolettiDermatologo

Dermatologia

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I l mercato dei cosmetici è domi-nato da poche multinazionali,

alcune delle quali nate alla fine dell’800 o agli inizi del ‘900. In Ita-lia questo settore, come molti altri, vede la continua crescita di aziende che realizzano cosmetici per conto di altre aziende, il cosiddetto set-tore “conto terzi”. I produttori di cosmetici in questo settore vengo-no generalmente chiamati “conto-terzisti”. La lavorazione conto terzi permette anche alle piccole impre-se di realizzare una linea cosmetica con il proprio marchio, aprendo il mercato a nuovi soggetti ed ab-bassando il prezzo dei cosmetici al consumatore finale. Tuttavia, l’in-gresso di nuovi soggetti in un mer-cato così peculiare non è sempre scevro di rischi. Può essere utile accedere al sito di “microbiologica.org”, dove venia-mo subito avvertiti che non sono rari i casi di infezioni cutanee o di contaminazioni da microrganismi patogeni conseguenti all’uso di cre-me cosmetiche, e che esiste una ric-ca letteratura in entrambe le spon-de dell’Atlantico sui danni arrecati dal mascara o dallo smalto per le unghie, che si consiglia sempre di rimuovere prima di interventi ope-ratori. Inoltre in tale sito troviamo che l’art. 7, comma 1 della Legge 713/86 impone di fabbricare e ma-nipolare o vendere soltanto cosme-tici che nelle normali condizioni di impiego non siano tali da causare danni per la salute, ed anzi i suc-cessivi commi 5 e 7 dello stesso ar-ticolo prevedono la reclusione (da uno a cinque anni) e forti sanzioni (fino a Euro 5.000.000 ) per chiun-que produce o mette in commercio cosmetici che, nelle normali con-

Sinonimi di bellezza o di sicurezza?La cosmesi naturale, magari ad alto contenuto di sostanze vegetali, incontra successi ed attenzioni sempre maggiori. Ma quali sono i contenuti essenziali di un cosmetico?

dizioni di impiego, possono essere dannosi per la salute.Notizie inquietanti ci suggeriscono quindi di evitare i cosmetici com-prati per strada da venditori scono-sciuti o occasionali e ci forniscono buoni motivi per essere sempre più informati e consapevoli di ciò che compriamo.D’altra parte le norme vigenti pre-vedono espressamente la figura del contoterzista, come possiamo vede-re nell’utile sito internet del Mini-stero della Salute. Il sito ministeria-le ci offre buon materiale su quelli che possono essere gli ingredienti cosmetici non ammessi o soggetti a limitazioni, nonché sulle carat-teristiche generali e le categorie di cosmetici, nonché infine sulla loro presentazione al pubblico, la vigi-lanza su di essi e la loro commer-cializzazione.Riguardo alla commercializzazio-ne, il Ministero chiarisce le proce-dure che devono essere seguite da coloro che producono o mettono in vendita cosmetici. In particolare, chiunque in Italia intenda mettere

in commercio qualsivoglia prodot-to cosmetico deve notificare la sua intenzione al Ministero con appo-sita raccomandata con ricevuta di ritorno .Tale notifica andrà indirizzata a “Ministero della Salute-Direzione Generale dei Farmaci e Dispositivi Medici – Ufficio VII - Via Gior-gio Ribotta 5 - 00144 – Roma”, mentre nella Regioni e Province autonome andrà indirizzata alle amministrazioni regionali o pro-vinciali .Ora, tale raccomandata di notifi-ca andrà inviata ai suddetti uffici almeno trenta giorni prima del-la commercializzazione. E qui la fantasia italica, adusa ai bizantini-smi, potrà esibirsi nei più svariati significati da assegnare alla parola “commercializzazione”. Per evitare qualsiasi malinteso, forse potrebbe essere prudente spedire la notifica in questione una volta che la ditta interessata al commercio avrà spe-dito al contoterzista, avendo già ot-tenuto i campioni pilota, il primo ordine di un quantitativo ragguar-

Cosmesi

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devole e serio di prodotti cosmetici, completi nei requisiti di legge an-che per quanto riguarda i contenu-ti degli involucri. Il contenuto della notifica è importante ed essenziale, in quanto comporta una compren-sibile estensione di responsabilità che, oltre alla ditta commercializ-zante, riguarderà anche il conto-terzista, e proprio in forza di tale importanza ed aggravio di respon-sabilità molti contoterzisti sono so-liti fatturare a parte il costo degli allegati alla notifica in questione.La predetta notifica deve contene-re, oltre ai dati commerciali e tri-butari sia della ditta commerciante che della ditta che materialmente preparerà i prodotti, anche l ‘indi-rizzo dell’officina o stabilimento di produzione dei cosmetici, ed il con-toterzista dovrà a sua cura prepa-rare anche una serie di documenti e allegati, tra cui : - la descrizione dei locali e delle attrezzature con cui si procederà alle preparazioni cosmetiche, ivi compresa l’idoneità tecnico-igienica alle preparazioni da effettuarsi nonché la documen-tazione della proprietà o disponibi-lità in leasing delle attrezzature ed officine medesime;- le generalità, la qualifica, l’ap-partenenza ad Albo professionale o idonea disciplina universitaria o equipollente, del Direttore Tecnico dello stabilimento di produzione;- documento di identità e accetta-zione di incarico del Direttore Tec-nico medesimo;- denominazione del prodotto co-smetico e dell’eventuale marchio;- elenco completo e dettagliato degli ingredienti, cominciando dall’ ingrediente, in percentuale maggiore e proseguendo in ordi-ne decrescente con gli ingredienti contenuti in quantità via via mino-ri; tale elenco deve seguire i dettati dell’INCI ( International Nomen-clature Cosmetic Ingredients “, che costituisce l’allegato I della legge 713/1986 );

- dichiarazione dei suddetti ingre-dienti alla L. 713/1986;- indirizzo del luogo in cui vengono conservate le informazioni relative ai prodotti cosmetici in questione; quest’ultimo dato può essere ancor più rilevante nella realtà quotidia-na, laddove spesso alcuni contoter-zisti sono diventati consulenti che a loro volta si servono di altri stabi-limenti od officine di produzione.Una notifica analoga a quella sopra descritta andrà pure effettuata al momento (facendo debiti scongiu-ri) in cui si deciderà di chiudere l ‘ attività di commercializzazione co-smetica , e bisognerà quindi notifi-care al Ministero i nostri frangenti entro sessanta giorni dalla cessazio-ne di attività .Il sito internet del Ministero della Salute ci fornisce anche un elen-co, indicativo per categoria,dei prodotti cosmetici. La legge stessa ci fornisce la nozione italiana di un prodotto cosmetico, che può essere un profumo ma anche una crema o una lozione o una emul-sione o un dentifricio, sapone etc. etc.: i cosmetici, in base all’art. 1 della L. 713 del 1986 (modificata dai decreti n° 300/91 e 126/97), sono sostanze destinate a venire in contatto con le superfici esterne del nostro corpo, per la sua pulizia o per coprirne eventuali odori, ma anche per proteggerne l’aspetto o per mantenerlo tale e quale o mi-gliorarlo. In quanto tali, i cosmetici non possono avere o vantare attività terapeutiche, destinati come sono all’abbellimento o pulizia o profu-mazione del corpo. E non avendo finalità terapeutiche, essi sono con-siderati automaticamente al di fuo-ri della legge allorquando la loro denominazione o la loro pubblicità o propaganda (e persino i marchi, le immagini, le presentazioni etc. etc.) abbiano a suggerire caratte-ristiche terapeutiche o comunque estranee alla destinazione del pro-

dotto che, ricordiamolo ancora, ri-guarda la pulizia, il mantenimento o miglioramento dell’aspetto este-tico, la correzione degli odori cor-porei etc. etc.In definitiva, il cosmetico non è un medicamento e non ha una finalità terapeutica. E la legge stessa forni-sce un elenco di circa una ventina di voci a cui possiamo attribuire l’identità di prodotto cosmetico, voci che vanno dalle creme (che, come gli unguenti,appartengono alla grande famiglia delle pomate) alla cipria, e via via passando per i fondotinta e le maschere di bellez-za, i saponi, i deodoranti, i profu-mi, i prodotti per il sole, prodotti antirughe, schiarenti etc. etc.Tutti coloro che fanno o produco-no cosmetici impiegano sostanze o componenti che fanno parte di elenchi, allegati alle leggi e norma-tive vigenti ed aggiornati da organi sanitari o regionali o statali o co-munitari europei. Questi elenchi comprendono le sostanze autorizza-te e quelle vietate, e la conseguenza di ciò è che in un cosmetico non entrerà mai la vanillina alimentare, per fare un esempio, ma i prodotti a base di vaniglia o contenenti va-niglia già previsti a monte in liste precostituite e periodicamente ag-giornate.La legge prevede anche quelli che devono essere i contenuti dell’eti-chetta e del recipiente (e dell’imbal-laggio) di un cosmetico, incomin-ciando dall’identificazione certa ed inequivocabile del produttore, il che significa che anche se un co-siddetto contoterzista produce una linea di cosmetici per conto di una piccola azienda il suo stabilimen-to deve essere comunque indicato sull’etichetta. Paolo Nicoletti

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