Quanto sei disposto ad aspettare?

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06/12/2015 Quanto sei disposto ad aspettare? Sergio Carollo “Tre alberi si trovarono a parlare dei loro sogni. Il primo albero sognava di diventare un forziere per custodire preziosi tesori. Il sogno del secondo albero era quello di essere un grande veliero per ospitare potenti conquistatori ed attraversare oceani immensi durante la scoperta di nuove terre. Il terzo di loro, guardando verso il cielo, confidò agli altri due il suo sogno di non abbandonare mai il proprio posto e crescere così in alto che la gente, guardandolo, alzasse il proprio sguardo verso il cielo pensando a Dio”. Dopo questo avverrà che io spanderò il mio Spirito sopra ogni carne; i vostri figli e le vostre figlie profetizzeranno, i vostri vecchi faranno sogni, i vostri giovani avranno visioni” (Gioele 2:28). Sognare non è un’attività che Dio riserva ai giovani o ad una circoscritta categoria di persone. Il Padre ci invita a sognare poiché i sogni rinvigoriscono il nostro servizio a Lui. I sogni hanno una forte relazione con i miracoli in quanto questi sono assimilabili a sogni divenuti realtà. “Passarono gli anni ed i tre alberi crebbero maestosi. Un giorno dei boscaioli, meravigliati dalla loro bellezza ed imponenza, decisero di tagliarli. In quel preciso istante i primi due alberi gioirono nel loro cuore, pensando che il proprio sogno stesse per realizzarsi, ma, le cose non andarono nel modo da essi prefigurato: il primo non fu ricoperto d’oro, né contenne pietre preziose, diventando piuttosto una mangiatoia, utile per nutrire le bestie; il secondo albero non diventò il veliero dei suoi sogni ma un umile peschereccio, troppo fragile per navigare l’oceano. Il terzo albero fu abbattuto ed accatastato in un angolo di magazzino da un falegname. Passarono gli anni ed i tre alberi impararono a convivere con le proprie delusioni per i loro sogni infranti”. Vorremmo essere registi delle nostre vite e molto spesso ci prefiggiamo obiettivi da raggiungere, dettati da un sogno ancorato nei nostri cuori. Ma la strategia di Dio non si sostanzia nel pensiero umano del “tutto e subito” e, fin quando non saremo in grado di aprire oltre che il nostro cuore anche la nostra mente a Dio, accettando l’idea che la Sua volontà per le nostre vite diverga dalla nostra, la frustrazione sarà una condizione con la quale confrontarci. La benedizione di Dio per noi non si sostanzia nel sogno o nel premio che otterremo, essa risiede in tutto ciò che accade ed accadrà dal momento in cui partiamo a quello in cui arriveremo alla meta. Soltanto dopo l’arrivo comprenderemo che ciò che abbiamo attraversato per giungervi non è altro che una benedizione. “Perciò, avendo cinti i lombi della vostra mente, siate vigilanti, e riponete piena speranza nella grazia che vi sarà conferita nella rivelazione di Gesù Cristo” (1Pietro 1:13). Pietro ci esorta a sottomettere la nostra mente alla volontà di Dio. Assoggettare a Dio la nostra volontà è propedeutico all’essere consapevoli del

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Sergio Carollo

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06/12/2015

Quanto sei disposto ad aspettare?

Sergio Carollo

“Tre alberi si trovarono a parlare dei loro sogni. Il primo albero sognava di diventare un forziere per

custodire preziosi tesori. Il sogno del secondo albero era quello di essere un grande veliero per ospitare

potenti conquistatori ed attraversare oceani immensi durante la scoperta di nuove terre. Il terzo di loro,

guardando verso il cielo, confidò agli altri due il suo sogno di non abbandonare mai il proprio posto e

crescere così in alto che la gente, guardandolo, alzasse il proprio sguardo verso il cielo pensando a Dio”.

“Dopo questo avverrà che io spanderò il mio Spirito sopra ogni carne; i vostri figli e le vostre figlie

profetizzeranno, i vostri vecchi faranno sogni, i vostri giovani avranno visioni” (Gioele 2:28). Sognare non è

un’attività che Dio riserva ai giovani o ad una circoscritta categoria di persone. Il Padre ci invita a sognare

poiché i sogni rinvigoriscono il nostro servizio a Lui. I sogni hanno una forte relazione con i miracoli in

quanto questi sono assimilabili a sogni divenuti realtà.

“Passarono gli anni ed i tre alberi crebbero maestosi. Un giorno dei boscaioli, meravigliati dalla loro bellezza

ed imponenza, decisero di tagliarli. In quel preciso istante i primi due alberi gioirono nel loro cuore,

pensando che il proprio sogno stesse per realizzarsi, ma, le cose non andarono nel modo da essi

prefigurato: il primo non fu ricoperto d’oro, né contenne pietre preziose, diventando piuttosto una

mangiatoia, utile per nutrire le bestie; il secondo albero non diventò il veliero dei suoi sogni ma un umile

peschereccio, troppo fragile per navigare l’oceano. Il terzo albero fu abbattuto ed accatastato in un angolo

di magazzino da un falegname. Passarono gli anni ed i tre alberi impararono a convivere con le proprie

delusioni per i loro sogni infranti”. Vorremmo essere registi delle nostre vite e molto spesso ci prefiggiamo

obiettivi da raggiungere, dettati da un sogno ancorato nei nostri cuori. Ma la strategia di Dio non si

sostanzia nel pensiero umano del “tutto e subito” e, fin quando non saremo in grado di aprire oltre che il

nostro cuore anche la nostra mente a Dio, accettando l’idea che la Sua volontà per le nostre vite diverga

dalla nostra, la frustrazione sarà una condizione con la quale confrontarci. La benedizione di Dio per noi

non si sostanzia nel sogno o nel premio che otterremo, essa risiede in tutto ciò che accade ed accadrà dal

momento in cui partiamo a quello in cui arriveremo alla meta. Soltanto dopo l’arrivo comprenderemo che

ciò che abbiamo attraversato per giungervi non è altro che una benedizione.

“Perciò, avendo cinti i lombi della vostra mente, siate vigilanti, e riponete piena speranza nella grazia che vi

sarà conferita nella rivelazione di Gesù Cristo” (1Pietro 1:13). Pietro ci esorta a sottomettere la nostra

mente alla volontà di Dio. Assoggettare a Dio la nostra volontà è propedeutico all’essere consapevoli del

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fatto che i tempi di Dio non sono i nostri tempi; tutto ruota, pertanto, attorno ad un interrogativo: “quanto

siamo disposti ad aspettare?”. Dobbiamo essere pronti a cingerci i lombi e rinnovare la nostra mente,

aspettando i tempi di Dio, muovendoci soltanto in funzione della Sua santa e perfetta volontà. La Parola di

Dio contiene numerosi esempi di uomini che, avendo consapevolizzato il principio secondo cui i tempi di

Dio divergono dai nostri, hanno compiuto la Sua volontà. Esempi lampanti ne sono Giuseppe e l’apostolo

Paolo. Il primo fu oggetto di negoziazione da parte dei suoi fratelli e subì accuse, maltrattamenti ed evidenti

ingiustizie. L’apostolo Paolo fu vittima di un naufragio, venne lapidato, schernito, frustrato ed imprigionato.

Se essi non avessero avuto una mente rinnovata dalla costante intimità con Dio, sarebbero probabilmente

divenuti folli, poiché i pensieri di Dio sono incomprensibili ad una mente chiusa ed esclusivamente

razionale. Allo stesso modo noi, nei momenti bui del nostro quotidiano, o rinnoviamo la nostra mente, o

rischiamo di impazzire. Se non siamo in grado di distinguere ed ascoltare la voce di Dio, quando Lui ci

porterà ad attraversare mete che si trovano al di fuori dell’iter da noi stabilito, inizieremo ad interrogarci

cercando il perché e troveremo soluzioni umane e discutibili. Molto spesso Dio vuole semplicemente

provarci, rinvigorirci per benedirci. Anche se il nostro presente può suggerire sconfitta, il nostro futuro

parla di vittoria.

È importante ricominciare a sognare nonostante l’età, i dolori ed i fallimenti, essendo disposti ad aspettare i

tempi di Dio. Egli non ci rivelerà mai i suoi piani dall’inizio fino alla fine. Sovente pensiamo che il premio

che Dio ha per noi sia qualcosa che a Lui costi e di cui vuole prontamente liberarsi, ma non è affatto così.

Dio vuole accompagnarci mano nella mano lungo i sentieri dei nostri sogni, perché per Lui è un piacere

vivere gli stessi insieme a noi, osservando e gioendo dei nostri progressi e della nostra gratitudine. Lui ci

ama ed ama i nostri sogni molto più di noi.

“Vi esorto dunque, fratelli, per le compassioni di Dio, a presentare i vostri corpi, il che è il vostro ragionevole

servizio, quale sacrificio vivente, santo e accettevole a Dio. E non vi conformate a questo mondo, ma siate

trasformati mediante il rinnovamento della vostra mente, affinché conosciate per esperienza qual sia la

buona, accettevole e perfetta volontà di Dio” (Romani 12:1-2). L’apostolo Paolo ci invita ad avere una

mente rinnovata ed essere vigilanti osservando e sottoponendo ciò che esiste attorno a noi alla volontà di

Dio, sapendo che Lui vede più lontano di noi. Giosuè affrontò la problematica delle mura di Gerico

seguendo le indicazioni di Dio, nonostante sembrassero pura follia, in quanto al di fuori dei parametri della

razionalità umana; similmente Mosè, trovatosi circondato da nemici egiziani e dal Mar Rosso, seppe

aspettare e rispettare la volontà di Dio. Se la nostra mente non è rinnovata, non riuscirà ad ospitare i “folli”

pensieri di Dio.

La fine dell’ex indiscusso gigante della fotografia tradizionale, Kodak, è un esempio di come la rigidità

strutturale possa comportare la perdita non solo dei benefici di cui si dispone, ma anche di quelli presunti.

Kodak ha segnato la storia dell’era precedente la digitalizzazione ma, in seguito ai cambiamenti suggeriti dal

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mercato, essa non è stata in grado di coglierli, ma si è piuttosto fossilizzata sulla tecnologia tradizionale

divenuta desueta, perdendo la posizione di leadership che l’aveva contraddistinta nel corso della metà degli

anni ’70. Tale irrigidimento sulla logica di prodotto ha portato il colosso statunitense a ritrovarsi con un

deficit patrimoniale da capogiro nonché alla richiesta di amministrazione controllata nel 2012. Pur essendo

saldamente ancorati alla Parola di Dio, dobbiamo rinnovare la nostra mente in funzione della Sua perfetta

volontà al fine di azzerare il rischio di miopia spirituale, la quale comporta l’accontentarsi di vivere nella

mediocrità dell’ordinario. Il mondo sta aspettando la manifestazione dei figli di Dio, l’attività pratica e

concreta dei Suoi figli nel mondo.

“Passarono gli anni, ed una notte la luce di una stella brillò sul primo albero. Un bambino nacque, il Suo

nome era Gesù, e la Sua culla fu proprio la mangiatoia nella quale il primo albero fu trasformato. Esso non

divenne un forziere, ma contenne il più prezioso tesoro mai esistito. Trascorsi circa trent’anni

dall’abbattimento dei tre alberi, anche la vita del secondo fu piacevolmente stravolta; trovandosi in alto

mare durante una forte tempesta, non riuscì a trasportare a riva i passeggeri, in quanto la sua forza non era

sufficiente. Mentre pensava alla sua inutilità, il Maestro, trovandosi a bordo del peschereccio, ordinò al

mare di calmarsi. In quell’istante la tempesta cessò e il secondo albero capì di avere a bordo non

semplicemente un conquistatore, ma il Re del cielo, degli oceani e della terra”. Gli alberi convissero con i

loro fallimenti, delusioni e frustrazioni per più di trent’anni, ma Dio non si era affatto dimenticato di loro;

ciò che Lui inizia, lo porta a compimento. Essi compresero che ciò che erano diventati era molto più grande

di ciò che avrebbero voluto diventare, poiché i piani di Dio vanno al di là di ciò che la mente umana può

produrre. “Perché Cristo abiti nei vostri cuori per mezzo della fede, affinché, radicati e fondati nell'amore,

possiate comprendere con tutti i santi quale sia la larghezza, la lunghezza, la profondità e l'altezza, e

conoscere l'amore di Cristo che sopravanza ogni conoscenza, affinché siate ripieni di tutta la pienezza di

Dio. Or a colui che può, secondo la potenza che opera in noi, fare smisuratamente al di là di quanto

chiediamo o pensiamo, a lui sia la gloria nella chiesa in Cristo Gesù per tutte le generazioni, nei secoli dei

secoli. Amen“ (Efesini 3:17-21). Il piano di Dio per la nostra vita non è un piccolo tunnel, il Suo amore ed i

Suoi piani sono perfetti. Non dobbiamo costruire la nostra vita basandoci sui nostri sogni, ma sulla fiducia in

Dio e nel Suo amore.

“Il terzo albero giacque tristemente per molti anni in un magazzino pensando a quanto lontano fosse dal

sogno della sua giovinezza. Un giorno un falegname lo raccolse e lo portò via, facendo di lui una grezza

croce. L’uomo inchiodato su quella croce non fu un comune criminale condannato per i delitti commessi,

ma un uomo innocente, il Re dei Re, che si servì di lui per salvare il mondo. Il terzo albero realizzò il suo

sogno poiché guardandolo, tutti pensarono, pensano e penseranno all’indefinibile ed inqualificabile amore

di Dio”.